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Venerdì 23 aprile: san Giorgio

  • Immagine del redattore: Iacopo Grandi
    Iacopo Grandi
  • 23 apr 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Buongiorno e ben ritrovato alchimista.


In questa data viene commemorato, da almeno tre culti, Giorgio da Cappadocia.


Martire per i cristiani, profeta per l’islam, secondo i cenni storici vissuto alla fine del terzo secolo, la sua storia lo rappresenta come un giovane cavaliere che sconfigge un “drago”, un mostro che viveva in uno stagno e tormentava una città nell’antico Libano, che per tenerlo buono gli offriva giovani vite.


Come nella favola classica il biondo eroe arriva al momento giusto per salvare la giovane principessa e sconfiggere il drago, facendo convertire al proprio credo tutta la cittadina.


Nell’agiografia non se la passa altrettanto bene, finendo torturato ed “ucciso tre volte” in nome della propria fede.


Nella simbologia, oltre ad altri santi, viene raffigurato in modo molto simile all’arcangelo Michele, armato e corazzato di tutto punto, nell’atto di trafiggere lo squamoso avversario.

Impossibile non ricollegare la storia cristiana con quella egizia del serpente Apep, sconfitto da Ra, o i vari serpenti quali Níðhǫggr nella cultura norrena, il serpente del giardino dell’Eden o il dio “serpente piumato” Quetzalcoatl.


Non importa in quale parte del mondo, questi rettili vengono sempre associati al divino, alla conoscenza ed all’aggressività fisica o intellettuale.


Nei miei studi mi sono ritrovato a vedere che questo “lato rettiliano” potrebbe essere associato ad ognuno di noi nella forma dell'R-complex, una parte del nostro cervello che risiede nel diencefalo e che si occupa dei bisogni e degli istinti innati nell'uomo. Gli operatori rettiliani sono i seguenti: specifico, sessuale, territoriale, gerarchico, temporale, sequenziale, spaziale e semiotico.


Questa parte del cervello viene tremendamente “educata”, o meglio “stimolata”, negli ambienti delle vendite e del marketing, in quanto è quella che permette di “dominare” ed “indirizzare” il volere di un interlocutore per portarlo in una zona di “controllo” che permette di “concludere una transazione”.


Per quanto improbabile, mi piace pensare che, fin dall’alba dell’umanità, ci sia stata la conoscenza di questo fattore e la volontà di portare ordine e controllo negli istinti distruttivi dell’uomo al fine di fargli vivere una vita “sana”, libera da paure e soprattutto in cooperazione piuttosto che in perenne competizione, onde evitare di finire come l’Ouroboros che perennemente si ciba di sé stesso senza mai raggiungere la trasformazione.


Come sempre ricordo che la disciplina nella pratica è la chiave del controllo sui propri istinti, i quali dovrebbero essere percepiti ed indirizzati verso un bene comune che permetta a quante più creature possibili di vivere in armonia con il creato e con se stesse.


Per oggi è tutto.


Ti lascio al tuo studio ed alla tua pratica, sicuro che sarai in grado ogni giorno di più di dominare i tuoi “draghi” e renderli partecipi della bellezza della vita e della libertà.


Grazie e a presto apprendista.



 
 
 

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